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scivolar di tra le dita la sabbia densa e greve, mormorando:

— Così, sempre, fino alla morte, senz’alcun mutamento, mai...

L’immobilità della condizione di quella mia esistenza mi suggeriva allora pensieri sùbiti, strani, quasi lampi di follia. Balzavo in piedi, come per scuotermela d’addosso, e mi mettevo a passeggiare lungo la riva; ma vedevo allora il mare mandar senza requie, là, alla sponda, le sue stracche ondate sonnolente; vedevo quelle sabbie lì abbandonate; gridavo con rabbia, scotendo le pugna: — Ma perchè? ma perchè?

E mi bagnavo i piedi.

Il mare allungava forse un po’ più qualche ondata, per ammonirmi:

— « Vedi, caro, che si guadagna a chieder certi perchè? Ti bagni i piedi. Torna alla tua biblioteca! L’acqua salata infradicia le scarpe; e quattrini da buttar via non ne hai. Torna alla biblioteca, e lascia i libri di filosofia: va’, va’ piuttosto a leggere anche tu che Birnbaum Giovanni Abramo fece stampare a Lipsia nel 1738 un opuscolo in-8°: ne trarrai senza dubbio maggior profitto ».

Ma un giorno finalmente vennero a dirmi che mia moglie era stata assalita dalle doglie, e che corressi subito a casa. Scappai come un dàino: ma più per sfuggire a me stesso, per non rimanere neanche un minuto a tu per tu con me, a pensare che io stavo per avere un figliuolo, io, in quelle condizioni, un figliuolo! Appena arrivato alla porta di casa, mia suocera m’afferrò per le spalle e mi fece girar su me stesso: