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Rompe, a traverso ripassando, e ’l campo
Con assiduo lavor travaglia e doma.

     145Piovosa estate, e asciutto verno al cielo
Con caldi voti, o agricoltor, chiedete;
Che ride il campo, e rigogliose e folte
Ne la polve invernal spuntan le biade.
E più per ciò, che per cultura, od arte,
150Ha di fecondità la Misia il vanto,
E di sue messi Gargara stupisce.

     Ma che dirò di lui che sparso appena
Sui campi il seme, lo ricopre, e i duri
Di compatto terren tumuli appiana,
155E poscia i solchi ad innaffiar dispone
Docil fiume in più rivoli diviso?
E quando bolle inaridito il suolo
E muoion l’erbe da sublime roccia
Per declive sentier l’onda incanala,
160Che giù scendendo con argentea vena
Tra i levigati sassi in rauco suono
Mormora, e sparsa in tremuli zampilli
Gli aridi campi ristorando allaga.
E che di lui, che ad impedir, che al peso
165De le gravide spiche il fragil gambo
Pieghisi un dì, de le crescenti biade