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guisa, che nel suo carattere ricopiasse i pregi dell’Eroe insieme, dell’onest’uomo, e del Cristiano.

Giusti decreti della divina Sapienza sempre adorabili! Quest’augusto rampollo veniva fin d’allora serbato a gloria della Religione, a benefizio dei popoli, innalzando sul Trono paterno e fermando nella memoria dei secoli la sua pia grandezza. E tale avvenne in verità. Carlo Felice rappresentava in questo Regno i Germani Augusti (3) in tempi di varia sorte, e non tardò guari a mostrare in effetto a’ Sardi la sola pietà che sosteneva l’altezza dei suoi pensieri, non dissimile a quella che un dì sfavillò nei Daviddi e nei Giosia: perciocchè somma prudenza d’un Regnante stimava il temere Iddio, che è il Regnator più grande che regna dall’alto sopra i Monarchi del Mondo, e che solo può esaltare ed umiliare i Troni. Con tal principio infatti vedeva egli vibrarsi dalla Maestà divina sulla sua persona un raggio di quella gloria, che meritamente sovranità s’appella, e che dovea costituirlo qual Padre tra i figli, restringendo la propria vita al principale scopo di poterli felicitare, senza il quale la sua pietà riusciva un’illusione.