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la grande efficacia delle ricchezze? Sappiamo bene qual’è la loro maniera di combattere; sappiamo quanto sieno imbecilli le loro virtù guerresche; e i figli degli Elleni d’Europa vivono da un pezzo a noi soggetti in questo nostro continente, sotto i nomi di Ioni, di Eoli e di Dori. Io medesimo ho potuto fare esperimento di quanto valgano i Greci europei, quando dovetti marciare contro di loro per commissione datami da tuo padre. Chè essendomi spinto col mio esercito fino alla Macedonia; e giunto, per conseguenza, quasi alle porte di Atene; nessuno fu ardito di venirmi incontro o di contrastarmi. Nel rimanente, sogliono i Greci, per quanto odo, regolare le loro guerre intestine con certe massime inconsultissime, dove l’inscienza gareggia colla stravaganza. Imperocché, dopo essersi reciprocamente dichiarata la guerra, vanno a cercare le più belle e distese pianure, nelle quali discendere ed affrontarsi a vicenda. Di guisa tale che gli stessi vincitori ne partono con gravissimi danni; e non mi occorre neppur parlare dei vinti, essendo chiaro che non ne deve restare uno vivo. Eppure, trattandosi di popoli che parlano una sola lingua, avrebbero dovuto per opera di araldi e di messaggeri, e con qualunque altro mezzo piuttosto che colle armi, aggiustare le loro liti. Ma se non c’era proprio altra risoluzione possibile che la guerra; dovevano almeno farla in tale condizione di sito, dove riuscisse alle due parti difficilissimo il superarsi, e quivi tentare la fortuna dell’armi. Ma nonostante questo loro procedere sciocco e avventato nel far la guerra; il fatto è, come testé dicevo, che a questi Greci, allorché io mi spinsi coi mio esercito fino alla Macedonia, non entrò neppure in pensiero di contrastarmi. Chi poi sarà cosi temerario di opporsi ai tuoi progressi, o mio re, quando