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che li ebbe, e ridotto tutto l’Egitto in servitù anche più duro che sotto Dario, affidò il governo di questa contrada ad Achemene, fratello suo proprio e figlio di Dario. E a questo Achemene, divenuto prefetto dell’Egitto, fu tolta in seguito la vita da Inaro, uomo di nazione libica e figlio di Psammetico.

8. Serse poi, dopo avere ricondotto a sua devozione l’Egitto, e mentre stava per mettersi egli stesso a capo dell’esercito invasore della Grecia, convocò a parlamento i maggiorenti Persiani, affine di raccogliere per questa via i loro voti, e di poter manifestare in quel solenne e generale consesso tutta intera la sua opinione. Sì che, adunato che fu il parlamento, il re sorse, e favellò in questo modo: O Persiani, non crediate già che, parlandovi come farò, io voglia assumere le parti d’innovatore, perchè anzitutto il mio ragionare si baserà unicamente sull’esempio e la tradizione degli avi. E in effetto, come so dai più vecchi, fu nostra costante abitudine di non mai quietare un momento, fin da quel giorno che si trasferì in noi questo imperio dei Medî per opera di Ciro distruttore di Astiage. Un Dio guida visibilmente le cose nostre; e noi, obbedendogli, meritiamo di essere per lo più fortunati. Nè già è necessario di ripetere a voi, che già le sapete, le gesta e le conquiste meravigliose di Ciro, di Cambise, di Dario. Io poi, dacchè ereditai il trono di Persia, questo ebbi sempre in cima dei miei pensieri: di non lasciarmi mai sorpassare da chi occupò prima di me questo seggio, e di non parere inferiore a nessuno nell’opera di accrescere la potenza persiana. Nè mi contento di semplici aspirazioni: ma nell’atto che vagheggio e spero, so anche pensare ai mezzi più adattati per di-