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guenza di questa fecondità infinita degli esseri vivi, la battaglia della vita diviene una suprema legge della natura. Tutta la vasta famiglia delle creature viventi è un’eterna guerra: i più forti prevalgono, i deboli periscono e già fin d’ora miriadi di forme sono scomparse dalla faccia della terra. Fra le infinite differenze che presentano gli individui di generazione in generazione, quelle utili alla specie prevalgono e durano, quelle sfavorevoli alla vita cadono e spariscono. È questa conservazione nelle battaglie della vita di quelle varietà che posseggono vantaggi di struttura, di costituzione e di istinti che il Darwin battezzava col nome di natural selection, parola ormai immortale e che segnerà anche ai lontani nipoti una delle grandi pietre miliarie sulla strada maestra della scienza.

Dopo avere per venti anni perscrutata l’opera della natura, il Darwin volgeva l’occhio acuto e infaticato nelle schiere più ristrette e più vicine delle piante e degli animali, che l’uomo modifica a sua posta per utile suo o per diletto, e nella storia degli esseri addomesticati egli ritrovava la conferma dell’evoluzionismo. L’elezione artificiale era un’inconscia e antica applicazione dell’elezione naturale: noi eravamo tutti darwinisti nell’agricoltura e nell’allevamento dei nostri animali domestici, anche molti secoli prima che Darwin fosse nato. I più grandi problemi dell’acclimazione delle piante, degli animali e dell’uomo si raggruppano intorno al darwinismo e son problemi appena sfiorati dalla scienza moderna, che costeranno tante e gloriose fatiche ai nostri figli e nipoti. Di queste ricerche dell’avvenire si trovano mille gemme preziose nel se-