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Vennero innanzi tanto che furono ad un mezzo tiro di schioppo dalla nostra selva. Allora sparammo un moschetto carico di sola polvere; poi chiesto in lingua russa che cosa volessero da noi, intimammo loro che si ritirassero. I bricconi, invece, si spinsero con raddoppiato furore addosso al bosco non sospettando della trincea da noi architettata, che impedì loro l’entrarvi. Il mio vecchio piloto, divenuto allora nostro capitano e ufiziale del genio, ci avea raccomandato di non far fuoco su costoro, finchè non gli avessimo a tiro di pistola, ond’essere meglio sicuri di prender bene la nostra mira e di stenderne morto qualcuno. Aspettavamo perciò per far operare i nostri moschetti la sua parola di comando, che egli differì finchè i mascalzoni non furono più lontani della lunghezza di due picche da noi. La mira fu presa sì bene, che quattordici di coloro caddero morti, e parecchi de’ lor cavalli furono feriti; perchè ciascuno di noi avea poste nel suo archibuso due o tre palle per lo meno.

Sorpresi in una guisa sì spaventosa dal nostro fuoco, si ritirarono incontanente da noi per un tratto di ben cento passi. Poichè gli avemmo a questa distanza, saltammo fuori per impadronirci di quattro o cinque de’ loro cavalli i cui cavalieri, supponemmo, erano rimasti uccisi. Andati indi a vedere i cadaveri dei morti, giudicammo veramente Tartari i nostri assalitori, benchè non sapessimo comprendere per qual motivo, essendo tali, avessero spinta la loro scorreria ad una lontananza insolita per essi.

Dopo un’ora in circa si mossero coll’intenzione di un secondo assalto, e veramente fecero un giro attorno al nostro riparo per iscandagliare il miglior punto per aprire la breccia; ma, vedendoci così ben preparati a riceverli, tornarono addietro una seconda volta. Noi risolvemmo di non levare le tende di lì per quella notte.

Dormimmo poco, potete credermelo, impiegando la maggior parte di quelle ore notturne nel fortificarci di più, nel munire di trincee tutti gl’ingressi della selva, nel far buona guardia. Sospiravamo il crepuscolo della mattina, per vedere come si mettessero le cose, ma quando giunse ce ne mostrò da vero di mal accette. Il nemico, non che non essere scoraggiato pel ricevimento che gli facemmo, cresciuto grandemente di numero, aveva alzato undici o dodici tende o baracche con l’intenzione, parea, di assediarci: questo piccolo campo piantato nell’aperta pianura, non era più di tre quarti di miglio lontano da noi.