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d’oro che li fece contentissimi. In oltre li nominai cannonieri nel bastimento, che quello di prima era stato promosso al grado di aiutante in secondo, e di provveditore; l’Olandese divenne guardastiva. Entrambi se n’allegrarono assai, e provarono con buoni servigi la soddisfazione sentita; perchè in realtà abili marinai e intrepidi gagliardi erano tutt’a due.


Gite di diporto; digressioni su la China; partenza col mandarino.



E

ravamo dunque a terra sopra una spiaggia della China. Se mi parea di essere bandito, di essere segregato per una distanza infinita dalla mia nativa contrada stando al Bengala, ove mi si offrivano parecchi mezzi di tornare a casa co’ miei danari, vi lascio dire che cosa mi figurava ora, che me n’era allontanato d’un migliaio di leghe di più, e affatto privo di modi e fin delle apparenze d’una possibilità di ritorno. Ogni nostra speranza si riduceva al sapere che di lì a quattro mesi sarebbesi aperta una seconda fiera nel paese ove eravamo. In quell’occasione avremmo potuto fare acquisto d’ogni sorta di manifatture della China, e forse trovare qualche giunco o vascello Chinese, venuto da Tonchino, che fosse da vendere e che trasportasse noi e le nostre mercanzie, ove meglio avessimo desiderato. Tranquillo intorno a ciò, che già di meglio non si presentava, risolvei di aspettare qui questa fiera. Trovava in ciò un altro vantaggio. Siccome adesso nè vascelli inglesi nè olandesi potevano più farci paura, diveniva un argomento di consolazione per me la possibilità che un d’essi capitando qui, ne avessimo forse l’opportunità d’imbarcarvi noi e le nostre merci e trasportarci in qualche contrada dell’India, almeno non tanto lontana da casa nostra. Dietro tutte queste considerazioni, risoluti di