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robinson crusoe 589

Durante il mio ritorno alla scialuppa aveva notato che il fuoco era spento del tutto e minorato il tumulto; sol dopo una mezz’ora udii uno sparo d’armi da fuoco, e vidi un gran fumo. Seppi da poi come i nostri fossero piombati addosso ai quaranta uomini del piccolo villaggio lungo la via, stendendone morti in quello sparo sedici o diciassette e incendiando le case, senza per altro uccidere donne o fanciulli.

Quando gli uomini della scialuppa, che rimandai dopo essere tornato a bordo, toccavano la costa, cominciavano a comparire su la spiaggia i nostri che venivano a poco a poco e non in due corpi, come allorchè partirono, ma sbandati di qua e di là in tal guisa, che una piccola forza d’uomini risoluti avrebbe bastato a distruggerli. Per loro buona sorte, la paura che avevano ispirata s’era diffusa tanto per la contrada, e gl’Indiani erano rimasti sì sbalorditi, che un centinaio di loro sarebbe fuggito, cred’io, alla sola vista di quattro o cinque de’ nostri. In tutta la durata di questo terribile evento non fuvvi alcuna bella difesa da notarsi per parte degli Indiani; tra l’atterrimento recato dall’incendio e la novità niente aspettata di quell’assalto al buio, furono sopraffatti al segno, di non sapere da che parte voltarsi. Se fuggivano di qui, incontravano una squadra di nemici, se di là, ne trovavano un’altra, e da tutti i lati la morte; laonde nessuno de’ nostri riportò il menomo danno, eccetto due che s’erano fatto male da sè medesimi, uno dislogandosi una gamba, l’altro scottandosi seriamente una mano.

Mi durava tuttavia la stizza contra mio nipote, contra tutti per vero dire, ma più specialmente contra lui, perchè a mio avviso aveva mancato al suo dovere di capitano di nave, e nel mettere così a repentaglio un carico di cui si era fatto mallevadore, e nell’aver gettato fuoco anzichè acqua su la cieca rabbia della sua gente, ostinata in un’impresa tanto sanguinolenta e crudele. Alle rimostranze che glie ne feci, rispose con molto rispetto:

— «Che volete! Al vedere il cadavere di quel povero mio piloto trucidato in sì crudele e barbaro modo, non sono stato padrone di me medesimo, nè potei domare la mia ira. Capisco che, come comandante di un bastimento, non avrei dovuto regolarmi così; ma come uomo, quello spettacolo mi commosse, e non lo potei sopportare.»

Quanto agli altri, non erano miei subordinati nè poco nè molto;