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distanza l’uno dall’altro, verso il luogo della prima ostilità; ma essendo assai oscura la notte nulla vedemmo, sinchè il guardastiva, condottiero della seconda squadra, non intoppò cadendo sopra un cadavere.

Ciò indusse la squadra stessa ad una fermata; perchè, argomentando da tal circostanza che si trovava sul luogo cercato, il guardastiva stimò opportuno l’aspettare che la mia squadra si unisse alla sua, come accadde. Giudicammo espediente l’indugiare ivi sino all’alzarsi della luna che, secondo i nostri conti, non poteva tardare nemmeno di un’ora, per potere più facilmente discernere la strage fatta dalle nostre armi. Contammo fino a trenta cadaveri, due soli de’ quali non l’erano del tutto; perchè durava in essi qualche estremo segno di vita. Chi aveva un braccio, chi una gamba, chi la testa da un’altra parte; i feriti non morti gli avevano, a quanto supponemmo, trasportati seco i loro compagni.

Allorché sembrommi che tutte le possibili nostre indagini fossero esaurite, io mi disponeva per tornare a bordo, quando il guardastiva e quelli della sua squadra mi fecero conoscere la loro determinata intenzione di andare a far una visita alla città degl’Indiani ove s’immaginavano che dimorassero que’ cani, così li chiamavano, ed ove trovandoli aveano ferma speranza di un buon bottino. Mi sollecitavano ad essere di brigata con loro, aggiungendo la probabilità di rinvenire quivi Tommaso Jeffrey, chè tale era il nome del marinaio smarrito.

Se m’avessero chiesto licenza di andare per una spedizione così fatta, so bene che cosa avrei risposto; perchè avrei ordinato a costoro di tornar subito a bordo, vedendo troppo che non era questo un rischio da affrontarsi per noi: per noi mallevadori d’un vascello mercantile e del suo carico e della riuscita d’un viaggio, fondata in gran parte su le vite de’ nostri marinai. Ma poichè m’aveano spiegato un risoluto volere, e mi chiedevano unicamente in lor compagnia, questa si fu la sola cosa cui potei asseverantemente ricusar di prestarmi; onde, levatomi dalla zolla ove stava allora seduto, feci l’atto di tornarmene alla mia scialuppa. Uno o due di que’ mariuoli cominciarono ad importunarmi, ma vedutomi persistere nella mia negativa, un d’essi disse brontolando fra i denti:

— «In fine non siamo sotto al suo comando, e vogliamo andare. Vieni tu, Giacomo? (si volse allor risoluto ad uno de’ miei): io conosco uno che va, e sono io.