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Sbarco; spedizione di nuovi coloni e sussidi all’isola; partenza dal porto di Tutti i Santi.



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enutici per quattro giorni a veggente della spiaggia a sud-est ¼ d’est (¼ di levante verso scirocco), ci volgemmo indi costeggiando al capo di Sant’Agostino, e in tre giorni ci trovammo all’âncora nella baia di Tutti i Santi, ove da prima fui liberato e donde venni via co’ miei danari e con la mia trista fortuna.

Non mai vascello approdato a questo porto ebbe minori negozi di quelli che ne aveva io; e ciò non ostante ci furono mille difficoltà da superare prima d’avere la menoma comunicazione con gli abitanti di terra. Nè il mio vecchio socio che vivea tuttavia, e faceva grande figura in paese, nè le due famiglie de’ miei fidecommissari, nè la ricordanza del miracoloso mio salvamento nell’isola valsero ad ottenermi ciò. Solamente il mio antico socio, ricordatosi ch’io avea regalati cinquecento moidori al priore del convento di Sant’Agostino e duecento settantadue ai poveri, si recò a quel monastero ove pregò il priore d’allora a cercar d’ottenere dal governatore una licenza personale. Fu di fatto conceduta a me, al capitano e ad un altro, oltre ad otto marinai, la permissione di sbarcare, ma sotto patto di non portare con noi veruna sorta di merci per farne traffico con gli abitanti dell’interno, nè di condurre in nostra compagnia persona non munita di tale licenza.

La proibizione di sbarcare mercanzie era sì stretta, che incontrai difficoltà estreme per mettere a terra tre balle di merci inglesi, presente ch’io avea destinato al mio vecchio socio: consisteano queste in pezze di panno sopraffino, trine di Fiandra e tele d’Olanda.

Era un uomo generoso e di cuore aperto questo antico mio socio, benchè, come me, egli avesse principiato dall’esser povero; laonde,