Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/608

538 robinson crusoe

Atkins. Dalla regola stessa che lo ha fatto a noi conoscere per un Dio.

La moglie. Che regola? non intendo tua ragione.

Atkins. La ragione è che in questa regola, in questi comandamenti di Dio non si contiene cosa la quale non sia buona, retta, santa e non intesa a renderci perfettamente buoni ed altrettanto felici; nè v’è un suo precetto che non ne comandi l’astenerci da tutto quanto è male in sè stesso e nelle sue conseguenze.

La moglie. Me voler avere gran gusto di saper regola, di conoscere regole. Lui, tuo Dio, far far bene tutte cose a me! Lui far sempre buone cose per me! Lui ascoltarmi dire O a lui, come te poco fa! Lui far me buona se me bramare esserlo! lui aver compassione di me! Non farmi morta se cattiva. Te aver fatto persuasa me lui essere gran Dio! Me volere con te dire O a lui!


A questo punto il nostro convertito non pote più rattenersi; saltò in piedi, le diede mano ad alzarsi, la fece inginocchiare con lui, pregò il Signore che scendesse col suo spirito ad ammaestrarla; si raccomandò in oltre alla divina providenza, affinchè quella povera donna arrivasse ad avere, un dì o l’altro, se pur fosse stato possibile, una Bibbia. Fu questo il punto in cui gli avevamo veduti prendersi scambievolmente per mano, ed inginocchiarsi.

Seguirono quindi altri discorsi fra loro troppo prolissi per essere trascritti. Il più concludente per parte della donna fu la promessa che si fece dare da suo marito.

— «Poichè confessi da te stesso tua vita essere stata cattiva, cialtrona vita, dà tua parola, me voler tua parola! te finire di provocar lui, corregger te, non far più andare in collera lui; se no lui far te morto, me restar sola; senza chi me insegni conoscer meglio lui, se no.... questa cosa avermela insegnata te... te morto, diventar te miserabile come miserabili tutti cattivi.»