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racconto io ben capiva che non aveano ricevuto cibo alcuno, e che per conseguenza doveano giacer morti o agonizzanti sul tavolato della loro stanza.

Mentre pertanto io aveva a bordo l’aiutante, che veniva allora chiamato capitano, e i suoi uomini intenti a ristorarsi, non dimenticai la turba affamata che aveano lasciata a bordo del loro vascello; onde ordinai una scialuppa su cui il mio aiutante e dodici dei miei trasportassero colà un sacco di pane e cinque o sei pezzi di carne per farne lesso e brodo. Il nostro chirurgo avvertì gli uomini incaricati di tale spedizione che non si movessero dalla cucina mentre la carne bolliva, e impedissero a que’ famelici di mangiarla cruda o di tirarla fuori della pentola prima che fosse cotta bene, ed anche allora di distribuirla per testa a poco per volta. Con tal previdenza salvò quegl’infelici; altrimenti si sarebbero uccisi da sè medesimi con lo stesso nudrimento inviato loro per tenerli in vita.

Nello stesso tempo incaricai il mio aiutante di recarsi nella grande stanza della foresteria, per vedere in quale stato si trovassero quei