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— «Gli è stato il diavolo che v’ha data la sgraziata commissione di venirmi a tentare in questa maniera?»

Mio nipote rimase sbalordito, e su le prime anche spaventato da tal mio contegno, ma non tardando ad accorgersi che la sua proposta mi avea tutt’altro che disgustato, si fece animo e proseguì.

— «Diletto zio, io sperava non avervi fatta una sgraziata proposta, nè mi sembrò una temerità il credere che potreste rivedere con piacere la nuova colonia su cui regnaste una volta con miglior successo di quanto n’abbiano avuto molti de’ vostri fratelli monarchi sopra la terra.1»

Per venire alle corte, la proposta di mio nipote si accordava tanto col mio naturale, o per dir meglio con la frenesia cui soggiaceva, e della quale ho già tanto parlato, che in poche parole gli dissi:

— «Fate il vostro accordo co’ vostri negozianti, e verrò; ma non vi prometto di andar più in là della mia isola.

— Come, signore? Non avrete, cred’io, gran voglia di essere piantato là un’altra volta.

— Ma non potete, replicai, prendermi con voi nuovamente nel tornare addietro?

— Ciò non è possibile. I miei commettenti non mi permetterebbero mai ch’io tornassi addietro da quella parte con un vascello carico di merci del più alto valore; oltrechè, allungherei di un mese e forse di tre o di quattro il mio viaggio. Vi è di più, caro zio: quando vi avessi lasciato, potrebbe occorrermi tal disgrazia, che mi impedisse ogni ritorno, ed in simile caso vi trovereste ridotto alla condizione medesima di una volta.»

Non vi era un’obbiezione più ragionevole di questa; ma di comune accordo trovammo un rimedio: fu quello di portare a bordo del vascello tutti i pezzi d’un piccolo bastimento e di condurre con noi non so quanti carpentieri per connetterne i pezzi, quando fossi stato nell’isola, e di porre in pochi giorni il bastimento in istato di affrontare i flutti.


  1. Poichè Robinson Crusoe si fa nato del 1632, avrà avuto diciassette anni quando fu decapitato (1649) l’infelice Carlo II, e poichè nel tempo della scena presente correva l’anno 1693, sarà stato nel 1688 spettatore dell’espulsione dell’ultimo degli Stuardi, di Giacomo II sul cui trono salì Guglielmo d’Orange; laonde questo scherzo del nipote di Robinson non era in allora uno sconvenevole sarcasmo, ma la rimembranza di una fatale storica verità.