Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/344

296 robinson crusoe

— «Ma, replicai, non vorrei che, quando avessi posto l’armi nelle loro mani, il mio guiderdone fosse condurmi per forza fra i miei nemici, esserne maltrattato e vedermi ad un più tristo caso di prima.

— La loro condizione è sì miserabile, e la sentono tanto, mi rispos’egli col massimo candore e con tutta ingenuità, che inorridirebbero, credo io, all’idea di pagar d’ingratitudine un uomo adoperatosi per la loro salvezza. Se lo approvate, andrò a trovarli in compagnia del vecchio selvaggio; spiegherò ad essi le cose, poi tornerò qui con la loro risposta; ma sol dopo avermi fatto dare solenne parola che si metteranno sotto i vostri comandi, riconoscendovi per loro capitano; e voglio giurino sul santissimo sacramento e su i santi Vangeli di esservi fedeli e di venire con voi in quel paese cristiano ove vorrete andare, non in verun altro, e di lasciarsi regolare affatto dalla vostra volontà sinchè sieno sbarcati sani e salvi a quella terra che additerete; del patto che faranno con voi, mi renderò sicurtà io medesimo. Anzi sarò il primo a darvi giuramento che non mi staccherò mai dal vostro fianco per tutta la vita, semprechè voi non disponiate diversamente. Se mai avvenisse che i miei compagni vi mancassero di fede, difenderò i vostri diritti sinchè mi resterà nelle vene una stilla di sangue. Ma non nascerà un tal caso, perchè que’ compagni sono tutti gente ben nata ed onesta; oltrechè, ridotti dal primo all’ultimo, alla più spaventosa miseria, privi d’armi, pressochè ignudi, morti di fame e abbandonati alla discrezione ed alla carità di selvaggi, fuor d’ogni speranza di rivedere più mai la patria loro, potete bene star certo che, se fate tanto d’accingervi a salvarli, viveranno e moriranno per voi.»

Assicurato da queste promesse mi risolvetti d’intraprendere, se era possibile, la loro liberazione e di mandare lo Spagnuolo e il vecchio selvaggio a trattare con essi. Ma quando tutte le cose furono allestite per questa partenza, lo Spagnuolo mise in campo un’obbiezione in cui potetti ravvisare non solamente la sua previdenza, ma ammirarne tanto la lealtà, che dovetti veramente chiamarmi soddisfatto di lui. Laonde, secondo il consiglio avutone, m’indussi a differire almeno d’un mezzo anno l’esecuzione del disegno pensato a favore de’ suoi compagni. Ecco qual fu questo consiglio.

Durante un mese circa ch’egli era rimasto meco, gli aveva lasciato vedere in qual modo con l’aiuto del cielo mi fossi ingegnato di