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Navigazione alla costa d’Africa.



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imasi nondimeno qualche tempo in questa incertezza sul partito al quale mi sarei attenuto; ma l’invincibile contrarietà a rimpatriare continuava sempre a prevalere; e mentre io m’interteneva in questa discussione con me medesimo, la ricordanza dei precedenti disastri svaniva del tutto, e svanita questa, svanì del pari ogni mia tendenza al ritorno; onde finalmente lasciatane ogni idea, non pensai più che ad intraprendere un viaggio. Quella malaugurata manía che mi portò la prima volta fuori della casa paterna, che spinse la mia mente in un desiderio vago e mal inteso di far fortuna, che s’impossessò di me al segno di rendermi sordo a tutti i buoni consigli, alle preghiere e perfino ai comandi del padre mio, quella stessa malaugurata manía presentò alla mia scelta il più sgraziato degl’intraprendimenti: mi posi a bordo di una nave destinata alla costa dell’Africa, o, come sogliono chiamar ciò gli uomini di mare, ad un viaggio nella Guinea.

Fu una grande sventura la mia, che in tutte queste spedizioni io non m’imbarcassi mai come soldato di marina. Avrei, per dir vero, sofferto patimento più che comune, ma avrei ancora imparati i doveri e gli ufizi d’un marinaio, ed avrei potuto a tempo divenire bosmano o tenente, se non capitano; ma essendo sempre stato il mio destino quello di attenermi al peggio, così feci anche in tale occasione, e trovandomi tuttavia provveduto di danaro e ben vestito, volli