Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/307


robinson crusoe 263

stato mandato fra noi per redimerci, l’imparare la nostra maniera di far orazione e il sentire che Dio può udirci anche di sul cielo.

— «Se vostro Dio, mi disse un giorno, udir voi da stare di là dal sole, esser dunque Dio più grande di nostro Benamuchee che vivere poco lontano da noi e pure non udir noi se noi non andare trovar lui per parlargli su grandi montagne, perchè lui non si mover di là.»

Chiesi un giorno a Venerdì se fosse mai andato a parlargli.

— No, giovani non andarci; andarci solamente vecchi, i nostri Oowokakee.»

Fattami spiegare questa parola, intesi che costoro erano i suoi sacerdoti, una specie di clero, quelli che andavano a dire O (cioè a far orazione), e che, calati dalle alte montagne, venivano a riportare al popolo i detti di Benamuchee. Ciò mi diede motivo a notare che certe astuzie trovansi anche tra i più ciechi ed ignoranti pagani della terra; e che la politica di mantenere nella venerazione de’ popoli il clero col fare della religione un mistero non è riservata alla Chiesa romana, ma probabilmente è di tutti i culti del mondo, anche fra le genti più brutali e selvagge1.

Sforzatomi di far comprendere a Venerdì la frode de’ suoi Oowokakee, gli dissi tosto come il vanto che costoro si davano di andar su le montagne a dir O al loro dio Benamuchee fosse una impostura; e come le risposte riportale da essi ne fossero una anche maggiore. Chè se costoro tornavano con qualche risposta, o se cola aveano parlato con qualcheduno, il dialogo non poteva essere avvenuto se non con qualche spirito maligno. Qui entrai seco in un lungo discorso intorno al demonio, alla sua origine, alla sua ribellione contra Dio, all’odio suo verso l’uomo e al motivo di tale odio, alla sua usanza di cercare i luoghi bui della terra per farsi quivi adorare invece di Dio, e come Dio; ai molti stratagemmi finalmente posti in opera da costui per deludere e trarre a perdizione il genere umano. Gli spiegai i segreti accessi che sa procurarsi per entro ai labirinti delle nostre passioni o affezioni, e la sua abilità di acconciare a queste le insidie che tende, arrivando persino a far sì che noi diveniamo i

  1. Presso queste anzi potrebbe venire all’uopo tale politica che l’autore della presente storia, protestante, attribuisce alla Chiesa romana. S’egli fosse stato cattolico, avrebbe saputo che la Chiesa romana non ha altri misteri fuor quelli che sono per tutti i credenti: i misteri della fede.