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per affari relativi all’Impero. Nel tempo stesso gli dà quietanza dell’esatto versamento delle imposte dovute alla Contea del Tirolo dalla Chiesa di Trento, dal principio del suo governo fino a quel giorno. Gli fece stendere inoltre un reversale, in cui dichiara, che i 28 capitoli recentemente compilati circa i confini del Tirolo, non debbano in nessun modo e in nessun tempo ragionare il menomo pregiudizio ai diritti del Vescovato di Trento1. Il sommo pontefice Paolo III annuiva in quest’anno alla riforma dell’indulto di Clemente VII circa il numero e i requisiti dei canonici della cattedrale di Trento. Nello stess’anno, il vescovo Bernardo concesse 40 giorni d’indulgenza ai visitanti la chiesa di S. Romedio, cui desideravano d’ampliare i fratelli Cristoforo e Bernardino di Tono; e 10 giorni a coloro che, ascendendo alla vetta del monte, vi portassero seco una pietra opportuna alla fabbrica.

Nel 1537, non potendo il vescovo nostro visitare personalmente la vasta sua diocesi, costituì a quest’uopo suoi sostituti, il provicario generale e il rettore della parochia di S. Maria Maggiore. In quest’anno, Nicolò degli Acerbi, per ordine del vescovo, restaurò il castello di Toblino; e Nicolò Madruzzo, figlio di Gaudenzo, paroco di Revò, rinunziò quella pieve in favore del sacerdote Stefano dei Menapace. Ai 28 di marzo di quest’anno, Lopez de Soria, oratore del re de’ Romani, scrive da Venezia al vescovo nostro, essere stata portata al Senato Veneto una querela intorno alla violenza fatta dagli uomini di Bagolino nei poderi degli

  1. Hippoliti, op. cit., pag. 347.