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nuovo vigore e si sentì che la lotta contro lo inumano sistema precipitava verso la sua forma ultima e più violenta.

Precipitava perchè ormai (1856) il partito repubblicano si era definitivamente organizzato ed aveva iscritto quale suo primo scopo da raggiungere l’abolizione della schiavitù.

Era allora Presidente degli Stati Uniti, e fino dal 1853, lo schiavista Franklin Pierce ed i sudisti si preparavano alla elezione del 1857 nella quale dovevano trionfare ancora una volta con la elezione del Buchanan.

Ma per l’ultima volta.

Grande era il fermento negli Stati. Gli uomini del Nord ricordavano la volontà e le parole dei fondatori della Repubblica, gli uomini di Sud si dichiaravano pronti ad ogni estremo pur di non affrancare gli schiavi.

Il Channing, il pastore ardente di carità cristiana, aveva condannato la schiavitù, e col Vangelo alla mano, aveva chiamate tutte le maledizioni dell’inferno sull’anima dei padroni degli schiavi.

Harriette Becker Stowe, col romanzo Uncle Tom’s Cabin, aveva rivelato al mondo come anima umana l’anima del negro, aveva fatto piangere per la dolorosa miseria di uomini strappati, dall’egoismo di altri uomini, all’affetto delle loro famiglie; Longfellow, il grande poeta, aveva fatto fremere e palpitare la propria generazione cantando, in versi di suprema bellezza, i dolori, le angoscie, le vergogne della schiavitù.

E quelle angoscie e quei dolori erano inenar-