Izquierda de copia - nuovi sensi del possesso nell'era digitale/2.0 Copyleft: spiegazioni e usi/2.4 L'uso del copyleft nell'editoria di testi scritti/2.4.2 La scrittura collettiva e la scrittura collettiva online

2.4.2 La scrittura collettiva e la scrittura collettiva online

../2.4.1 L'editoria scientifica e didattica ../../../3.0 Libertà di creare, libertà di distribuire IncludiIntestazione 7 marzo 2008 75% Tesi universitarie

2.4 L'uso del copyleft nell'editoria di testi scritti - 2.4.1 L'editoria scientifica e didattica 3.0 Libertà di creare, libertà di distribuire

Per scrittura collettiva si intende, normalmente, la realizzazione di testi narrativi a più mani, nello stesso luogo e nello stesso momento. Per la stesura di testi documentativi fatta da più persone si usa parlare invece di scrittura collaborativa.
Nel 2006, per opera di un gruppo di esperti romani, Scrittura Collettiva® è anche diventato un marchio depositato, utilizzato per la realizzazione di progetti collettivi a carattere pedagogico all’interno di scuole, ospedali e carceri.
Ovviamente, con la diffusione di Internet, la pratica della scrittura collettiva ha potuto approfittare di uno strumento in più, ed è venuta meno quella che era una delle sue caratteristiche. Per questa ragione, la scrittura collettiva online fa parte di una categoria distinta (l’autore è non solo multiplo ma anche ubiquo).

Il panorama italiano della scrittura collettiva online ha raggiunto livelli di sviluppo notevoli, grazie anche alle azioni concrete di soggetti che si sono fatti promotori di una nuova visione della proprietà intellettuale, nonchè dell’accesso libero e gratuito alla cultura.Per molto tempo, infatti, la pratica della scrittura collettiva è rimasta una specie di gioco, finchè negli ultimi anni non ha acquistato una rilevante importanza a livello nazionale grazie alle felici esperienze di collettivi come Wu Ming e Kai Zen.

Luther Blisset

Nel 1999 Luther Blissett, padre e fratello di tanti multiple names, scrive “Q” (o meglio, lo fa una cellula bolognese del Luther Blissett Project...), il quale diventerà poi uno dei romanzi più appassionanti e più letti degli ultimi decenni (dodici edizioni non sono poche..) (vedi nota 2). Luther Blissett, tra le altre cose, è anche un esperimento di sabotaggio dell’informazione italiana perfettamente riuscito, operato nell’arco di cinque anni attraverso scherzi, messe in scena, depistaggi, performance, lettere false, video. Un gioco che però è riuscito nel suo intento: screditare il sistema dell’informazione per far sì che qualche italiano si interrogasse, finalmente, sull’effettiva veridicità del flusso di notizie che ci viene propinato tutti i giorni da giornali e televisione. E tutto questo non è opera di una persona, ma di un “nome multiplo”, una creazione con “sorgente aperta”, un nome che appartiene a tutti e che chiunque può utilizzare.
Fossero solo scherzi, si riderebbe e amen. Ma c’è qualcosa d’inquietante nei miraggi messi a fuoco da Luther Blissett. Ogni burla riuscita del guerrigliero massmediatico suggerisce un dubbio radicale sulla natura dell’informazione e della realtà. Potrebbero essere burle, volontarie o involontarie poco importa, tutte quante le notizie che ci scorrono sotto gli occhi, compresa quella che stavolta ha ispirato il burlone reo, confesso e recidivo. Non esistono i “Cacciatori di Satana”. Perché dovrebbero esistere i “Bambini di Satana”? [...] “ (da un articolo di Diego Gabutti apparso sul quotidiano Il Giorno del 10 agosto 1997).

Wu Ming

Nel 2000, dalle ceneri ancora calde del suicidio rituale di Luther Blisset operato dagli stessi autori di “Q”, nasce il collettivo Wu Ming, che in mandarino cinese significa “nessun nome”, ad indicare la precisa volontà del gruppo a focalizzare l’attenzione di pubblico e massmedia sull’opera e non sull’”autore-star”. Altro aspetto centrale della produzione di Wu Ming (i cui nomi, nonostante l’abitudine a firmarsi sempre “Wu Ming” seguito da un numero, sono noti) è la possibilità di scaricarla gratuitamente da Internet. Ciononostante, i suoi libri sono disponibili anche in libreria e, spesso, hanno raggiunto un tale successo che le ristampe sono state numerose. Ecco l’esempio più felice dell’applicazione di un modello economico alternativo a quello tradizionale: Wu Ming scrive bene, i suoi scritti circolano liberamente (anche in Internet e gratuitamente) e la gente, semplicemente, li compra. Non si tratta solo di fortuna.
Wu Ming diventa anche una fondazione che, tra le altre cose, pubblica una rivista a diffusione telematica, “Giap!”. Il gruppo iQuindici nasce dall’impossibilità, per la Wu Ming Foundation, di leggere i numerosi manoscritti inviati a “Giap!” dagli utenti di Internet. Non si tratta di una casa editrice, ma di persone che si impegnano (anche attraverso la pubblicazione di un proprio manifesto che esterna etiche e principi) a leggere i manoscritti inviati e a restituirli con correzioni, commenti, opinioni, impressioni dopo un lavoro di cooperazione online svolto all’interno di un forum ad accesso privato. E’ un servizio gratuito che pone una sola condizione: il rilascio dell’opera sotto una licenza copyleft (ovviamente solo nel caso di pubblicazione e divulgazione).

Il progetto MetroBar

Il progetto MetroBar nasce invece nel 2004.
Stefano Cafaggi alla fine del 2004 scrive e pubblica online un racconto, “Il bar nella metropolitana”, descrizione di uno sporco bar di una stazione della metropolitana, un non-luogo collocabile in qualsiasi agglomerato urbano, un angolo buio e fumoso dove la luce del sole non arriva mai e migliaia di vite e storie si sfiorano e, a volte, si intrecciano. Alcune parole del racconto-radice sono in realtà link ad altri racconti che sono stati scritti e inviati da scrittori più o meno anonimi, parte del popolo della rete. A loro volta, i sub-racconti inviati diventano radici di altri parti del romanzo.
Le narrazioni del progetto MetroBar continuano a nascere solo con contributi spontanei, senza nessun tipo di pubblicità o spinta forzata. Il romanzo si autosviluppa/inviluppa all’infuori e dentro sè stesso, le storie si intrecciano e alimentano tra loro, in una fantastica “mezcla” di stili. Il risultato è appunto una narrazione potenzialmente infinita e dallo sviluppo assolutamente rizomatico, molteplici parti dello stesso grande racconto collegate tra loro a volte solo da una parola, una grande storia formata da infi nite schegge di storie, creata da infi niti autori, non pubblicabile e non fruibile in nessun luogo all’infuori di Internet. Per questo il progetto MetroBar viene visto come una sorta di ipertesto letterario.

Siti italiani che si occupano di scrittura collettiva

Anonima Scrittori http://www.anonimascrittori.it/
iQuindici http://www.iquindici.org/
Kai Zen http://www.kaizenlab.it/
Associazione di Letteratura Interattiva http://www.letteraturainterattiva.it/
Neuende Project http://www.neuendeproject.com/apparatschikindex.htm
Progetto MetroBar http://www.fragmenta.it/metrobar/
Rosa LaMattina http://storiaquasiinfi nita.splinder.com/
Wu Ming Foundation http://www.wumingfoundation.com/
SIC Scrittura Industriale Collettiva http://www.scritturacollettiva.org/

Luther Blissett. Così dicono.
Di Andrea Alberti & Edi Bianco.
Immagine sotto pubblico dominio.