Due altri viaggi, il secondo de’ quali alla China. Conseguenza della compera incauta del bastimento dopo sei anni

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Daniel Defoe - Avventure di Robinson Crusoe (1719)
Traduzione dall'inglese di Gaetano Barbieri (1842)
Due altri viaggi, il secondo de’ quali alla China. Conseguenza della compera incauta del bastimento dopo sei anni
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Due altri viaggi, il secondo de’ quali alla China. Conseguenza della compera incauta del bastimento dopo sei anni


R
accolti dopo di ciò alcuni altri piloti inglesi e olandesi, ci deliberammo ad un secondo viaggio verso il sud-est (scirocco) vale a dire tra l’isole Filippine e le Molucche, per comprare garofano e altre droghe. Sollecito di non ingrossare col racconto di bagattelle questa parte della mia storia a scapito delle cose più interessanti che vengono dopo, m’affretto a dire che trascorsi sei anni in questa contrada, tutti impiegati dal primo all’ultimo andando innanzi, indietro, di porto in porto, sempre con ottima fortuna, ed era ora il sesto quando divisammo, il mio socio ed io, d’imprendere sul bastimento sopraddetto un viaggio alla China, ma prima a Siam per fare una compra di riso.

Durante questo viaggio fummo costretti lungo tempo dai venti contrari a bordeggiare le isole dello stretto di Malacca; poi appena ci vedemmo fuori di quel difficile tratto di mare, ci accorgemmo che il nostro legno avea sofferta una falla o via d’acqua; ma per quanto ci studiassimo non fummo capaci di trovare ove fosse per turarla. Obbligati da ciò a cercare un qualche porto, il mio socio, pratico [p. 605 modifica]di que’ paesi assai più di me, diresse alla volta del gran fiume Camboia il capitano del bastimento; perchè avete a sapere ch’io nominai a questo uffizio l’inglese luogotenente Jompson, non avendo voluto prendere su le mie spalle una tale malleveria.

Quel fiume giace al lato settentrionale del grande golfo o baia che conduce a Siam. Mentre indugiavamo quivi, e scendevamo spesso alla spiaggia per provvederci di nuovi viveri, in una di tali fermate venne a trovarmi un Inglese, cannoniere, come appariva, a bordo di una nave mercantile della compagnia dell’Indie Orientali, postasi all’âncora in quelle acque medesime o sotto o in vicinanza della stessa città di Camboia; e così mi parlò nella nativa mia lingua:

— «Signore, voi siete estranio per me, come io sono per voi; ma ho tal cosa a comunicarvi, che vi riguarda ben da vicino.»

Stetti a guardarlo un pezzetto, perchè mi parea d’aver veduto altra volta quella figura, ma m’ingannai. Finalmente gli risposi:

— «Se la cosa riguarda propriamente me e non voi, qual ragione vi spinge a venirmela a dire?

— Il vedervi in un imminente pericolo che da quanto posso arguire non conoscete voi stesso.

— Non so di esser minacciato da altri pericoli, io soggiunsi, fuor quello di una falla fattasi nel mio bastimento senza che finora possiamo scoprire ove sia.

— O falla o non falla, o scoprirla o non scoprirla, spero bene che avrete il giudizio di non lasciarvi trovare all’âncora presso questa spiaggia, appena v’avrò detto quello che ho intenzione di dirvi. Non sapete voi, signor mio, che la città di Camboia non è distante più di quindici leghe dal fiume del suo nome ove siamo? Sapete voi in oltre che cinque leghe lontano da qui sono all’âncora due grosse navi mercantili inglesi e tre olandesi?

— Ebbene; che fa questo per me?

— Da vero non capisco, signore, come un uomo che ha tali matasse da distrigare quali le avete voi, venga in un porto senza prima informarsi qual sorta di legni vi stiano all’âncora, e pensare se sia in caso di cimentarsi con essi. Perchè suppongo non v’immaginiate certo in forze atte a resistere alle navi che vi ho nominate.»

Vi confesso che mi divertiva assai questo discorso non che mettermi alcuna paura, perchè non capiva nemmeno che immaginazione avesse pel capo chi lo tenea. Me gli voltai corto con queste parole:

[p. 606 modifica]— «Caro il mio galantuomo, se non fate grazia di spiegarvi più chiaramente, io non so da vero che pericoli m’abbia a temere da vascelli inglesi o olandesi. Non sono un contrabbandiere io. Dunque che cosa hanno a farmi?»

Mi guardò con occhio mezzo corrucciato e mezzo festevole; poi conchiuse sorridendo:

— «Ebbene, signore, se vi tenete in tutta questa sicurezza, siete padrone di provare. Mi spiace che il vostro destino sia d’accecarvi al segno di non accettare un parere da amico. Per altro assicuratevi che, se non vi ponete in mare speditamente, vi vedrete con la prossima marea assalito da cinque scialuppe, pieni d’uomini ben armati, e se vi agguantano, rischiate forse d’essere impiccato come pirata, e se lo meritaste sì o no, lo esamineranno dopo. Avrei sperato, signore, di vedermi ricevuto meglio, quando vi presto un servigio di tanta importanza.

— Non si dirà mai ch’io mi mostri ingrato a nessuna sorta di servizio, nè verso chi cerca d’usarmi cortesia. Ma io non giungo ad intendere le persone di cui parlate, che intenzione possano avere di trattarmi in questa maniera. Pure, poichè m’accertate che non ho tempo da perdere e che vi è in aria qualche odioso disegno contro di me, corro subito a bordo e salpo, o chiusa o non chiusa la falla; nel secondo caso però purchè possiamo tenerci in mare. Ma voi mi lascerete partire affatto all’oscuro sul motivo di questa faccenda? Non mi darete almeno qualche schiarimento maggiore?

— Io non posso dirvi altro che una parte di tale storia; nondimeno ho qui con me un piloto olandese, che indurrei, me ne persuado, a dirvi il restante, se non ci fosse sì poco tempo ad indugi. Ma il compendio di quel che posso dirvi io, benchè suppongo che ne siate voi medesimo abbastanza informato, sta qui: Voi foste col bastimento su cui vi trovate ora a Sumatra; il capitano del bastimento stesso e tre de’ suoi furono trucidati dai Malesi: voi, o qualcuno di quelli che erano a bordo in vostra compagnia fuggirono, e voi altri fuggiste col legno non vostro, e vi buttaste a fare i corsari. Quest’è in succinto la storia; e come corsari, se non vi date attorno, sarete presi tutti, ve ne accerto, e giustiziati senza metterci su nè olio nè sale, perchè l’uso dei legni mercantili, lo sapete, è quello di non far lunghi processi ai pirati, se giungono ad averli nelle mani.

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— Adesso parlate un volgare schietto, gli dissi, e ve ne sono obbligato; e benchè io non sappia d’aver fatta alcuna delle cose che mi attribuite, e benchè questo bastimento mi sia venuto di buon acquisto, pure vedendo che mi si prepara un tal complimento, come me ne accertate voi, le cui intenzioni sembranmi oneste, mi terrò all’erta.

— Per amor di Dio, signore non parlate di tenervi all’erta; la più bella cautela sta nel mettersi fuor di pericolo. Se vi preme la vostra vita e quella di tutti i vostri uomini, salpate subito all’alzarsi della marea; e poichè avrete avuto tutto il tempo d’una marea a vostro vantaggio, voi sarete già in alto mare con un vantaggio di due buone ore su le scialuppe che dovranno aspettare un’altra marea per mettersi in moto, senza contare che avrebbero a far venti miglia per raggiungervi, e allora sareste già in alto mare, nè ardirebbero darvi la caccia per essere appunto scialuppe e non grossi bastimenti, massime soffiando, come fa oggi, un vento gagliardo.

— Da vero m’avete data una grande prova di buon cuore. Che posso io fare per compensarvene?

— Signore, voi non potete avere tutta questa voglia di compensarmi, perchè non avete un pieno convincimento della veracità del mio avviso. Per altro vi farò una proposta. Io debbo aver diciannove mesi di paga dal capitano del bastimento su cui entrai di servizio nel venir via dall’Inghilterra; l’Olandese che è meco ne vuol sette. Se vi sentite di abbonarceli, noi vi seguiamo nel vostro viaggio. Ove altro non vi succeda, noi non domandiamo di più. Se poi arrivate a convincervi d’andar debitore a noi della vostra vita e della salvezza del bastimento e di tutta la vostra gente, ci rimettiamo alla vostra discrezione.»

Acconsentii subito, e mi recai a bordo con questi due nuovi marinai.